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Progetti sul territorio e l’organismo urbano di Castel Madama

COMUNE DI CASTEL MADAMA – AGENDA 21 DELLA PROVINCIA DI ROMA

 

Assemblea partecipata
Progetti sul territorio e l’organismo urbano di Castel Madama

LABORATORIO DI SINTESI FINALE (PROF. GIUSEPPE STRAPPA) DELLA FACOLTA’ DI ARCHITETTURA “VALLE GIIULIA”
UPPER LEVEL STUDIO (PROF. CARMEN L. GUERRERO) DELLA UNIVERSITY OF MIAMI – SCHOOL OF ARCHITECTURE

“Workshop internazionale di progettazione sostenibile in area archeologica”
Azione proposta nel piano di Azione locale della Agenda 21 locale della Provincia di Roma

13 dicembre 2008, Castel Madama (RM) ore 16.30
Sala Baronale del Castello Orsini
(Sede del Polo di Ricerca e Alta Formazione della Facoltà di Architettura “Valle Giulia”)

Partecipano:

Giuseppe Salinetti (Sindaco di Castel Madama)
Claudio Mancini (Assessore al Turismo Regione Lazio)
Pier Michele Civita (Assessore alle Politiche del Territorio e Tutela ambientale della Provincia di Roma)
Paola Onorati (Co.Tra.L. Compagnia Trasporti Laziali S.p.A)
Vittorio Mancini (Presidente della IX Comunità Montana del Lazio)
Virginia Rossini (Consulta per i Beni Culturali dell’Ordine Architetti PPC di Roma e Provincia)
Benedetto Todaro (Preside della Facoltà di Architettura “Valle Giulia”)

Giuseppe Strappa (Direttore del Workshop)
Alessandro Camiz (Coordinatore scientifico del Workshop)

Con il Patrocinio di:
Regione Lazio, Assessorato allo sviluppo economico ricerca innovazione turismo
Provincia di Roma
Ordine Architetti PPC di Roma e Provincia
International Seminar on Urban Form- Sezione Italia
Fondo Fabretti
Biblioteca del Dipartimento ARCOS “Enrico Guidoni”
Confederazione Italiana Archeologi – Lazio
RomaEnergia – Agenzia per l’Energia e lo Sviluppo Sostenibile del Comune di Roma
Con il Patrocinio e il Contributo della IX Comunità Montana del Lazio dei Monti Sabini,
Tiburtini, Cornicolani, Prenestini
Con il Patrocinio e il Contributo della Azienda di Promozione Turistica della Provincia di Roma
Con il Contributo della Co.Tra.L. S.p.A.

Sponsor tecnici:
Co.Tra.L. Compagnia Trasporti Laziali S.p.A www.cotralspa.it
Azienda di Promozione Turistica della Provincia di Roma www.aptprovroma.it
Proloco di Castel Madama www.prolococastelmadama.com
International Study Centre for Urban Design www.progettazioneurbana.it
Centro Ricerche Sotterranee “Egeria” www.egeriasotterranea.it
Società Cooperativa Matrix 96 (Ricerche e servizi archeologici)
Confederazione Italiana Archeologi – Lazio www.archeologi-italiani.it
Caprioli Aldo, Cad and Office solutions www.caprioli.it

Direttore: Giuseppe Strappa
Coordinatore scientifico: Alessandro Camiz
Segreteria: Giorgia Valsenti

Sapienza Università di Roma
Ateneo Federato dello Spazio e della Societ�
Facoltà di Architettura “Valle Giulia”
Dipartimento di Architettura e Costruzione

http://www.paesaggioarcheologico.info/

CASE A PONTE MAMMOLO, ROMA (GIUSEPPE VACCARO, 1957-62)

di Giancarlo Galassi

Ecco le casette del quartiere di Vaccaro 1957-62 al’inizio della Tiburtina appena passato Ponte Mammolo.

E’ notevole come l’unità orizzontale al Tuscolano e queste case di Vaccaro siano solo apparentemente case a patio e case a schiera, in realtà sono sempre case in linea declinate nella forma pseudotipologica del patio (sottilmente, ma dal nostro punto di vista compositivo notevolmente differenti le case a patio di Pagano a pag.37 del Casabella 440)  e, nel caso di Vaccaro, dalle case a schiera tipiche.

La casa in linea è il tipo che proprio a Roma si declina in tutti gli pseudotipi possibili fino alle torri e alle palazzine.

UNA LEZIONE FRA IL CIELO E LA PIAZZA

di Giuseppe Strappa

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in “Corriere della Sera” del 1 novembre 2008

Piazza Farnese è più bella del solito sotto un cielo lilla che ci regala, dopo tanta pioggia, una luce bizzarra e iridescente.

Comincio a montare il mio cavalletto da pittore sotto lo sguardo incuriosito dei carabinieri di guardia all’Ambasciata francese. Quando arrivano, alla spicciolata, gli studenti, capiscono che si tratta di una lezione all’aperto.

Inizio a parlare. La giovane Milù, la mia cagnetta che ha insistito per accompagnarmi, mi osserva perplessa sotto le auguste pietre della fontana.

Spiego ai ragazzi, prima di tutto, il senso dell’iniziativa, la protesta per i brutali tagli dei fondi all’università. Come già ora gli stanziamenti ottenuti da Valle Giulia, gli ambitissimi e rari finanziamenti per i Prin, progetti di rilevante interesse nazionale, destinati a migliorare lo sviluppo delle periferie, siano ridicoli di fronte al mare di soldi e di cemento che la speculazione sta riversando sui nostri quartieri. E quanto sia irrazionale che un dipartimento che costa allo Stato un bel po’ di quattrini, venga alimentato da pochi spiccioli. Come se un’industria che produce pomodori in scatola, azzardo, decidesse di risparmiare non acquistando più pomodori. Gli studenti sorridono.

Comincio la lezione: l’architettura che nasce dalla vita.

Cerco di disegnare, su carta da pacchi, la nascita del tessuto romano, la solidarietà tra le modeste, dignitose case a schiera che si uniscono, formano le contrade, si trasformano in isolati, in case in linea, in palazzi. Un grande fiume ininterrotto di costruzioni, aggiornamenti, rovine, rifusioni.

Un fabbro del posto, che conosco da anni mi fa una sofisticata domanda sui nodi tettonici della casa romana, tra l’ammirazione dei ragazzi. Quando alcuni turisti cinesi ci fotografano, capisco che siamo entrati in una cartolina, che facciamo parte del colore locale.

Ci spostiamo a Campo de Fiori, un testo d’architettura didattica che spiega, con un colpo d’occhio, quello che nessun disegno può comunicare. Quanto aveva torto Le Corbusier quando diceva che non bisogna portare gli studenti di architettura a Roma, dove mancano il Settecento e l’Ottocento, i secoli della modernità! Tutte le facciate che vediamo sono ottocentesche.

La modernità muraria romana nasce dalla trasformazione di tracce profonde, come depositi della memoria che riemergono attivi e vitali. La poesia nascosta di queste facciate, spiego, si può capire solo studiandone la lingua. Li avrò convinti?

Arriviamo a via di Grottapinta, dove il tessuto di case è orientato dal sostrato potente del teatro di Pompeo e si avvolge nella raggiera delle sue rovine.

Sulla magica curva che, fastosa e pedagogica, separa gli edifici dal cielo, le nuvole preparano nuova pioggia.

Termina la lezione. Milù, spossata da tante chiacchiere, si è addormentata sui gradini del Teatro dei Satiri. Ma lei sa già, sono sicuro, che Roma è un premio.

LEZIONE DI VENERDI’ 31 OTTOBRE A PIAZZA FARNESE

FACOLTA’ DI ARCHITETTURA VALLE GIULIA
SAPIENZA UNIVERSITA’ DI ROMA

Lezione aperta dei laboratori di progettazione 2
Laboratorio A (prof. Giuseppe Strappa)
Laboratorio E (prof. Alessandro Franchetti Pardo)

DENTRO LA CITTA’

L’architettura che nasce dalla vita

Temi della lezione:
– perché una lezione in piazza
– come nascono i tessuti della citt�
– come si trasformano
– come sono stati trasformati in merce

La lezione illustrata da schizzi e commenti sull’edilizia dei rioni,  avrà inizio in piazza Farnese alle ore 9,00 e si concluderà in via del Portico di Ottavia, al Ghetto, alle ore 11,30 circa.

Appuntamento venerdì 31 ottobre 2008 a Piazza Farnese alle ore 9,00

In caso di pioggia la lezione si terrà nella facoltà di Valle Giulia, aula 16

PLANIMETRIA PER LA LEZIONE

SUPERMEN OLIMPICI E ATLETI DI MARMO


di Giuseppe Strappa
in «Corriere della Sera» del 03.09.08
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“Se vuoi viver sano e forte stai lontano dallo sporte” ironizza un proverbio viterbese.
Di fronte al grande show olimpico di questi giorni verrebbe voglia di dargli ragione: atlete bambine, supermen costruiti in vitro, macchine da record prodotte da perfette organizzazioni medico-psichico-chimiche. Infiniti salti, lanci, tiri, alzate, bracciate, tuffi eseguiti per anni in maniera ossessiva, sempre gli stessi, fino al limite dell’umano, fino ad una paranoica perfezione.
Spesso, ormai, il fisioterapista è importante quanto l’allenatore, perché seguirà l’eroe di una giornata non solo nella carriera sportiva, ma per anni ancora, curandone gli acciacchi causati da sollecitazioni estreme e innaturali.
Ma lo spettacolo planetario deve andare avanti. E mentre una frazione infinitesima della popolazione del pianeta esibisce i propri muscoli, milioni di persone, immobili davanti ai televisori di un condominio di New York o di una favela di Rio de Janeiro, contemplano le sue imprese straordinarie.
L’architettura olimpica, immediata nel significato come uno spot pubblicitario, è divenuta lo specchio di questo congegno mediatico totale con i suoi stadi-nido-di-rondine e le sue sue piscine-acquario. Immagini che vanno divorate rapidamente come un piatto di patatine col ketchup; forme che si devono imprimere sulla retina di colpo, mentre si mangia un hamburger.
Se questo è il futuro inevitabile della grande architettura sportiva, bisognerebbe che qualcuno cominciasse a dire “no grazie”.
Noi, a Roma, potremmo iniziare impedendo la trasformazione in una culla dello sport spettacolo del Foro italico, un patrimonio architettonico che esprime valori opposti a quelli delle architetture pechinesi e che, un intervento dopo l’altro (ultimo l’annunciato stadio del tennis) stiamo perdendo.
Lo spirito originale con cui è stata disegnata la nostra cittadella dello sport è quello dell’invenzione di un paesaggio esemplare dove edifici sereni si adagiano con sapienza sul terreno. Difficilmente s’immaginano, qui, adolescenze solitarie rovinate da una smodata ansia di successo. Piuttosto ragazzi per i quali lo sport è una parte bella della vita e perfino qualche signore sudato che si tiene in forma sotto lo sguardo accigliato di atleti di marmo.
Dobbiamo salvare il Foro italico anche per questo: per la testimonianza che rappresenta di un modo inattuale, quanto umano e civile di concepire lo sport.