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PROGRAMMA FUNZIONALE

Università “Sapienza” di Roma – Corso di Laurea in Architettura (Restauro)
LABORATORIO DI PROGETTAZIONE II CdL A(R)
Anno accademico 2014/15
Corso A, prof. Giuseppe Strappa,
collaboratori : prof. Paolo Carlotti, archh. Annarita Amato, Antonio Camporeale, Giusi Ciotoli, Marco Falsetti, Giancarlo Salamone, Illy Taci, Cristina Tartaglia.

PROGRAMMA FUNZIONALE PER IL PROGETTO
DI UN NUOVO PALAZZO PER UFFICI DELLA CAMERA DEI DEPUTATI
aggiornato sulla base del bando di concorso per i nuovi uffici della camera dei deputati del 1968

INDICAZIONI GENERALI:
Nella redazione del progetto si dovrà:
a) tener conto che il nuovo edificio è destinato ad integrare il complesso degli edifici attualmente a disposizione della Camera dei deputati e che esso dovrà collegarsi con il Palazzo di Montecitorio mediante passaggi sotterranei e un cavalcavia. II cavalcavia dovrà essere previsto in corrispondenza dell’ingresso del n. 8 di via della Missione, in asse con il Salone dei «passi perduti» e prevedere modifiche congruenti dell’attuale “Palazzo Basile”;
b) studiare in particolare l’inserimento del nuovo edificio tessuto circostante attraverso una lettura “processuale” dell’esistente, valutando criticamente la gerarchizzazione di percorsi e spazi esterni. L’altezza dell’edificio dovrà adeguarsi alle quote degli edifici della piazza;

AMBITI E DIFFERENTI UTENZE:
Nella redazione del progetto si dovrà tenere presente che gli uffici ed i servizi saranno utilizzati dai parlamentari, dal personale, dagli estranei secondo le seguenti indicazioni:
• uffici e servizi utilizzati dai parlamentari , dal personale e dagli estranei:
1) biblioteca e relativi uffici;
2) uffici destinati ai Servizi Studi, legislazione e inchieste parlamentari, e Documentazioni e statistiche parlamentari;
3) sale di ricevimento per il pubblico.
4) ristorante
• uffici e servizi utilizzati dai parlamentari e dal personale:
1) archivio centrale (locali per macchinari ed uffici) ;
2) centro elettronico di elaborazione dati;
4) spazi di lavoro singoli per 540 deputati;
5) sale riunione complementari a quella della Camera (anche per riunioni di gruppi parlamentari)
6) servizi vari: ambulatorio medico, banca, impianti igienico-sanitari
Si dovrà prevedere anticamere per commessi, spogliatoi e servizi nonché locali accessori ed attrezzature (ingressi, atrii, scale, disimpegni, ascensori e montacarichi) per gli uffici ed i servizi, tenendo conto che quelli destinati ai parlamentari ed al personale dipendente dovranno essere separati, anche per ragioni di sicurezza, da quelli destinati agli estranei.

FUNZIONI E QUANTITÀ:
Le indicazioni ed i dati necessari all’impostazione del progetto sono i seguenti:
Biblioteca:
per la biblioteca, accessibile ai parlamentari ed ai dipendenti della Camera nonché ad estranei autorizzati, dovranno essere previsti i seguenti ambienti:
a) magazzino con ricettività di 300.000 volumi;
b) sala cataloghi elettronici mq. 50 con servizio di distribuzione dei volumi comune alle tre categorie di utenti suindicate e sale di lettura separate, con una capacita ricettiva globale di circa 50 posti, tenendo presente che il numero degli estranei sarà limitato. II servizio di distribuzione dovrà essere direttamente collegato con iI magazzino libri mediante sistemi di trasporto meccanici per i volumi e per le schede di richiesta (montacarichi, nastri trasportatori etc.) ;
c) sala di consultazione di enciclopedie, dizionari, opere generali, atti parlamentari e raccolte legislative, e altre sale per la conservazione e la lettura di giornali e riviste;
d) ufficio del bibliotecario e 2 locali per le segreterie;
e) amministrazione, scambi e diritto di stampa mq.120;
f) catalogazione, copia schede, segnatura, inventario e cartellinatura (mq. 200);
g) sala riunione per quindici persone circa;
h) ambienti da destinare a spogliatoi e servizi igienici del personale, e servizi igienici per deputati ed estranei.
Uffici:
Uffici per il Servizio Studi, legislazione e commissioni parlamentari, una sala riunione con una ricettività di 50 posti ed uffici contigui per la Presidenza e la segreteria. Tali uffici dovranno essere adiacenti alla biblioteca e direttamente collegati con essa.
Uffici per il Servizio documentazione e statistiche parlamentari, direttamente collegati con il Servizio Studi, per funzionari ed impiegati.
Ristorante:
II ristorante, con una capacita di almeno 200 coperti, dovrà essere accessibile anche ad ospiti provenienti dall’esterno. A tal fine potranno essere previste due sale, di cui una riservata ai deputati.
Collegati con il ristorante dovranno essere previsti ambienti di disimpegno e di attesa, un piccolo bar, un guardaroba nonché tutti gli impianti accessori (cucina, frigoriferi, dispensa, servizi igienici) dimensionati tenendo presente il presumibile numero degli utenti e la necessità di un rapido avvicendamento degli stessi.
Sale di ricevimento del pubblico:
Il progetto dovrà prevedere da 15 a 20 sale per il ricevimento di singole persone e altre sale più grandi per il ricevimento di gruppi. L’accesso per gli estranei deve essere previsto direttamente dall’esterno; quello per i deputati anche dall’interno. Dovranno essere altresì previsti guardaroba e servizi igienici a disposizione del pubblico.
Archivio centrale:
Il progettista dovrà prevedere da dieci a dodici locali destinati ad archivio, nei quali saranno installati macchinari ed uffici, ubicati al primo piano interrato, in collegamento con il centro elettronico e con I’archivio legislativo sito nel Palazzo Basile.
Centro elettronico di elaborazione dati (C.E.D.):
Il progettista dovrà prevedere locali destinati al Centro elettronico di elaborazione dati e relativi uffici per un totale di 200 mq. di superficie utile. Nei locali destinati al C.E.D. saranno impiantati i sistemi elettronici e saranno sistemati, inoltre, gli uffici per il personale, gli spogliatoi per gli operatori, I’archivio elettronico e il reparto manutenzione delle macchine. Il Centro sarà ubicato al piano interrato e dovrà essere collegato con I’archivio centrale.
Centro riproduzione documenti:
Il progettista dovrà prevedere locali destinati ai reparti per riproduzione documenti nonché agli uffici relativi per un totale di 100 mq. di superficie utile in n. 2 locali, uno per la riproduzione a scanner e l’altro per la riproduzione fotografica.
Spazi di lavoro:
II progettista dovrà prevedere spazi di lavoro per 540 deputati. Gli ambienti dovranno consentire che a ciascun parlamentare possa essere riservato un posto di lavoro singolo costituito da un ampio scrittoio e da un complesso scaffale-stipetto. Attigui alle predette sale dovrà essere prevista un’anticamera per la segreteria dei deputati. In considerazione dell’attuale vita parlamentare, fatta più di lavoro di gruppo che di studio isolato, si propone di integrare gli spazi ufficio personali con n. 3 sale per le riunioni dei gruppi parlamentari, una di mq. 400 e 2 di mq. 150. Attigue alle predette sale si ubicheranno alcune stanze di segreteria.
Servizi vari:
II progettista dovrà prevedere locali destinati a:
a) banca: saranno previsti una sala sportelli per tutti i servizi bancari e due locali destinati a uffici. I locali destinati al servizio bancario potranno essere ubicati al piano terra in collegamento con I’atrio di accesso;
b) ufficio postale : una sala sportelli per tutti i servizi postelegrafonici, un ufficio destinato al direttore, tre uffici per il personale e i relativi servizi igienici e) bagni: saranno previsti tutti i servizi igienico sanitari occorrenti ai deputati;
c) servizi necessari e locali adeguati per gli impianti tecnici, di condizionamento d’aria, igienici, elettrici, ecc.
importante:
Lo studente dovrà inoltre prevedere I’inserimento della fontana barocca recuperata da Palazzo Ludovisi, a seguito dei lavori di inserimento dell’aula parlamentare, di cui saranno in seguito forniti i materiali di rilievo.

BIBLIOGRAFIA SPECIFICA SUL CONCORSO DELLA CAMERA DEI DEPUTATI
Koenig G. K., Montecitorio, valle di lacrime, «Casabella» 321/1967
Tafuri M., Il concorso per i nuovi uffici della Camera dei Deputati, Roma 1968
Piperno L. (a cura di), Grandi concorsi italiani tra il 1945 e il 1986, in « Rassegna » n.61, 1995, anno XVII

LABORATORIO DI PROGETTAZIONE

Università “Sapienza” di Roma-Corso di Laurea Magistrale in Architettura (Restauro)

LABORATORIO DI PROGETTAZIONE II

Anno accademico 2014/15 Corso A, prof. Giuseppe Strappa

collaboratori : prof. Paolo Carlotti, archh. Annarita Amato, Antonio Camporeale, Giusi Ciotoli, Marco Falsetti, Giancarlo Salamone, Illy Taci, Cristina Tartaglia.

Sede di Fontanella Borghese, Aula 8. Orario Martedì e Venerdì ore 9-13

Generalità Il Laboratorio si propone l’obiettivo di concludere la formazione dello studente architetto, giunto all’ultimo anno dei propri studi e quindi alla maturità didattica, attraverso un esercizio di sintesi progettuale che unifichi le esperienze compiute nei corsi precedenti. Questo fine sarà perseguito attraverso un itinerario didattico/progettuale che ha inizio dalla lettura critica del luogo, continua con l’individuazione dei problemi posti dall’area di studio e la selezione di soluzioni congruenti, concludendosi con la produzione di una “forma” architettonica, sintesi estetica che conclude il processo. Forma intesa nel senso, il più utile per l’architetto, di aspetto visibile di una struttura in continua trasformazione della quale verranno esaminati gli aspetti fondamentali: spaziali, costruttivi, espressivi. Il nuovo intervento dovrà essere elaborato, dunque, come esito provvisorio di uno svolgimento in atto, pienamente inserito nel grande flusso delle trasformazioni dell’organismo urbano.

Tema del progetto d’anno Il Laboratorio si colloca all’interno del Corso di Laurea Magistrale in Architettura e Restauro, un ambito culturale, quindi, che richiede uno studio particolare del rapporto con le preesistenze. Nell’ Anno accademico 2014/15 verrà proposto l’esperimento progettuale di un intervento di edilizia specialistica, ottenuto per trasformazione del tessuto edilizio storico esistente, nell’area ottenuta dalle demolizioni effettuate per la costruzione del Palazzo Basile (Camera dei Deputati) compresa tra Via della Missione, Piazza del Parlamento, Via di Campo Marzio e, sul quarto lato, dalle pareti cieche risultanti dalle demolizioni. Il nuovo organismo architettonico sarà destinato a funzioni complementari alle attuali strutture della Camera dei Deputati, da tempo insufficienti soprattutto per carenze di spazi amministrativi. Funzioni e superfici del nuovo progetto saranno indicate sulla base del concorso del 1967, con gli aggiornamenti dovuti alle nuove condizioni imposte dalle trasformazioni avvenute sia in relazione alle richieste funzionali che alla nuova attenzione alle preesistenze archeologiche, assai rilevanti nell’area. Le ipotesi didattiche prenderanno atto delle demolizioni prodotte e della necessità di continuare un processo iniziato con la trasformazione di Palazzo Ludovisi. Il nuovo progetto, evitando ogni imitazione storicistica, sarà quindi il prodotto di una trasformazione che parte dalla lettura dell’esistente di cui verranno interpretati i caratteri formativi. Il progetto dovrà risultare, in altri termini, esito di un processo di trasformazione in atto che considera la città, anche nella sua parte storica, quale organismo in continua trasformazione che, come tale, richiede interventi necessari, proporzionati e congruenti. L’area è stata scelta sia perché particolarmente esemplificativa del processo formativo dei tessuti storici romani, sia perché è stata oggetto di un concorso che ha costituito uno dei nodi irrisolti all’interno della vicenda moderna dell’architettura romana. Gli studenti elaboreranno in gruppo (di tre studenti al massimo) una lettura critica dell’area di studio relazionandola al più generale contesto urbano, interpretando il ruolo del nuovo intervento in relazione alla gerarchia dei percorsi e dei caratteri degli organismi edilizi al contorno. Lo studio investirà anche eventuali spazi ed edifici esistenti, in modo che il risultato dell’intervento sia la produzione di un nuovo luogo, non semplicemente di un edificio. All’interno di questa prima lettura generale comune, gli studenti svilupperanno poi, singolarmente, il progetto dell’ edificio speciale. Per le particolari richieste del tema e del luogo, il progetto dovrà inoltre indagare il significato e il linguaggio di una nuova architettura che, inevitabilmente, farà i conti col problema del “monumento” contemporaneo: dovrà prevedere ipotesi congruenti col tessuto storico col carattere simbolico del nuovo edificio attraverso soluzioni contemporanee che evitino qualsiasi imitazioni stilistica dell’esistente. Particolare attenzione verrà posta ai problemi statico-costruttivi, per i quali si richiedono soluzioni mature e aggiornate, come ci si aspetta da studenti al quinto anno del corso di studi. Altre informazioni saranno fornite sul sito http://w3.uniroma1.it/strappa dove lo studente troverà anche alcune sintesi di lezioni utili a definire il metodo d’intervento.

Modalità di svolgimento del Laboratorio Il Laboratorio sarà articolato in un ciclo di lezioni ed esercitazioni settimanali, alcune in comune col parallelo corso B, finalizzate a fornire allo studente alcune premesse di metodo, e nell’elaborazione di un progetto d’anno definito anche nei suoi principali aspetti tecnici. Verrà utilizzata la piattaforma e.learning per documentazioni, informazioni, consegne. Il tema d’anno sarà sviluppato attraverso comunicazioni in aula, revisioni periodiche e verifiche collettive dei singoli progetti inseriti nel contesto della lettura elaborata in gruppo. Si terranno, come introduzione al progetto d’anno, lezioni sui seguenti temi: – Lettura dei processi formativi dell’edilizia specialistica in area romana; – Vicende e progetti di trasformazione dell’area di studio con particolare riferimento al concorso del 67; – Caratteri dell’architettura moderna nell’area romana; Le lezioni successive riguarderanno informazioni e riflessioni su temi direttamente legati alla progettazione (organizzate anche in funzione delle richieste degli studenti) con esempi di letture e progetti d’interventi urbani. Sono previste consegne intermedie (da depositare su e.learning) che saranno valutate dalla docenza e contribuiranno alla formazione del voto finale. La frequenza è obbligatoria. Gli studenti che non avranno frequentato almeno il 70% delle lezioni o che non avranno effettuato due o più consegne, non verranno ammessi agli esami.

Modalità di svolgimento degli esami L’esame consisterà: 1. In un colloquio sull’ apprendimento degli argomenti trattati a lezione, approfonditi attraverso le indicazioni bibliografiche ed elaborati in modo originale attraverso un saggio critico (teoria). Il testo (considerato fondamentale) illustrerà, anche con grafici, il metodo di lettura seguito, le premesse teoriche del progetto, il suo carattere di esito di un processo di trasformazione. Il testo (15/20 cartelle) sarà depositato sul sito e.learning quattro giorni prima dell’esame, in modo che la docenza possa prenderne visione; 2. In una discussione degli elaborati progettuali (pratica). Le tavole di progetto saranno redatte nel formato unificato A1 secondo il format che verrà indicato dalla docenza. Gli elaborati comprenderanno: – Tavola/e di lettura dell’esistente in scala 1:500; 1:200; – Tavole del progetto inserito nelle preesistenze in scala 1:500 (o comunque in scala opportuna) e disegni (piante, sezioni, prospetti) in scala 1:200, 1:100, 1:50 eseguite nel formato unificato; – tavola dei materiali e delle strutture; – assonometrie; modello in scala e/o render 3D.

Testi e riferimenti bibliografici. Testo di riferimento del corso è: G.Strappa, L’architettura come processo, Franco Angeli, Milano 2014. Altri testi utili: G.Strappa, Unità dell’organismo architettonico. Note sulla formazione e trasformazione dei caratteri degli edifici, Bari, 1995 (on line sul sito indicato). G. Carbonara, Architettura d’oggi e restauro. Un confronto antico-nuovo, Torino 2011. M. Tafuri, Il concorso per i nuovi uffici della Camera dei Deputati. Un bilancio dell’architettura italiana, Roma 1968 (on line sul sito indicato). La bibliografia specifica sarà fornita di volta in volta in relazione alle singole comunicazioni didattiche. Di alcuni saggi e articoli, quando consentito dalle leggi vigenti, sarà fornita copia sul sito http://w3.uniroma1.it/strappa.

RIQUALIFICAZIONE ARCHITETTONICA DI VIA PIANA A PISONIANO (RM), Tesi di laurea triennale di EMILIA D’AMATO

SAPIENZA UNIVERSITA’ DI ROMA
FACOLTA’ DI ARCHITETTURA, sede di VALLE GIULIA
CORSO DI LAUREA  triennale in Scienze dell’Architettura e della Città SAC
A.A. 2012/2013
TESI DI LAUREA IN PROGETTAZIONE ARCHITETTONICA: RIQUALIFICAZIONE EDILIZIA DI VIA PIANA A PISONIANO (RM)
RELATORE: PROF. GIUSEPPE STRAPPA
CORRELATORE: ARCH. MARTINA LONGO
LAUREANDA: EMILIA D’AMATO

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IL FUTURO DEI CENTRI MINORI LAZIALI

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Intervento di riqualificazione urbana e servizi a S.Polo dei Cavalieri. Tesi di laurea di A. Bruccolerei

QUEI FIGLI DI UN DIO MINORE

di Giuseppe Strappa,  in «Corriere della Sera» del 4  agosto 2013

Se si superano le ultime, terribili borgate intorno a Roma, dove la periferia compatta si trasforma in un pulviscolo insensato di edifici che si affollano uno accanto all’altro, comincia ad apparire una campagna ancora decorosamente coltivata. Emerge, sullo sfondo dei campi, la sagoma di paesi che sembrano provenire dal passato, isolati da valloni alberati nei quali scorrono corsi d’acqua. Microcosmi urbani dall’architettura familiare che non sembrano coinvolti nel naufragio del territorio, appartati come sono sui crinali dei Monti Ernici, Simbruini, Sabini.

Eppure, entrando tra le mura cariche di storia, ci si accorge della loro progressiva rovina, della vita che da qui sembra fuggire e disperdersi. A volte è un nuovo melting pot etnico e sociale, per fortuna, a ripopolare le case affittate a basso costo, a integrare una popolazione composta ormai soprattutto da anziani. Ma dovunque l’abbandono sembra rallentato solo dalle “seconde case”, antiche abitazioni spesso oggetto di alterazioni striscianti, continue, incontrollate, che finiscono per stravolgerne il senso e la forma.

Per questi “centri minori” non sembra esserci, in realtà, futuro.

Ci si chiede, tuttavia, come sia possibile che si preferisca vivere nel mezzo di un dissennato sprawl urbano di casette, palazzine, capannoni cresciuti senza ordine, piuttosto che abitare poco oltre, in questi luoghi dove le piazze sono ancora belle, l’aria buona e i figli potrebbero crescere lontano dal caos e dall’inquinamento.

Le risposte sono sempre le stesse: la distanza da Roma e dal posto di lavoro dilatata dall’inefficienza dei trasporti; la carenza di servizi moderni, ritenuti incompatibili con la tutela dell’edilizia storica.

Proprio in tempo di crisi, credo che varrebbe la pena investire (molto) per risolvere questi problemi. Si dovrebbe capire che i centri minori sono una grande risorsa che permetterebbe di decongestionare la Capitale, fornire abitazioni a basso costo, conservare un patrimonio storico prezioso, permettere, soprattutto, un ambiente di vita migliore. Senza ulteriore consumo di territorio.

I paesi laziali potrebbero essere le nostre new town, le nuove smart cities di una cultura che ha sempre prodotto città intelligenti, oltre che bellissime. Una svolta antropica che potrebbe muovere una nuova economia, alimentata da piani di accessibilità (scale mobili, ascensori urbani), nuove tecnologie, moderne infrastrutture ferroviarie che leghino in rete i nodi del territorio, come avviene nell’hinterland delle grandi città europee.

Va trovato, anche, un nuovo modello di tutela dell’edilizia storica perché il problema non è solo la sua conservazione inerte, come in un museo. Occorre individuare trasformazioni “congruenti”, basate sul dato innegabile che una città, come ogni organismo vivente, deve trasformarsi di continuo per sopravvivere.

E’ proprio necessario, ad esempio, costruire nuovi municipi, o servizi pubblici al di fuori dei centri storici, svuotandoli di vita? Gli edifici più rilevanti sono sempre nati, nella città italiana, da trasformazioni, dalla fusione sapiente di edifici riuniti a formare palazzi e conventi. Non si potrebbe continuare questo processo, con attenzione alla storia ma anche alle domande della vita contemporanea?

COMUNE DI CASTELLUCCIO SUPERIORE – LETTURA E PROGETTO DEL CENTRO STORICO

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video del convegno: http://www.lecodelsud.info

COME INTERVENIRE NEI CENTRI STORICI “MINORI” ?
Giuseppe Strappa

Il problema della conservazione dei preziosi centri storici sparsi nel territorio italiano, come Castelluccio Superiore,  può essere considerato sotto diversi punti di vista. L’idea più diffusa è che essi costituiscano un bene da tutelare allo stesso modo con cui si conserva qualsiasi parte del nostro patrimonio culturale, sia esso costituito da opere di pittura, scultura o da monumenti. Il risultato è che le regole che governano l’amministrazione di un piccolo centro storico sono essenzialmente vincolistiche ed il loro scopo è la tutela del costruito, da conservare, per quanto possibile, allo stato originale.
Il metodo di intervento che proponiamo è basato, invece, sull’idea che il bene da conservare sia soprattutto l’identità del costruito storico inteso come organismo vitale in continua, inevitabile trasformazione. Il fatto che il problema dell’ identità di un insediamento sia oggi ritenuto, invece, di secondaria importanza è testimoniato dal modo in cui la politica affronta il problema, eliminando il governo locale dei piccoli centri come una spesa inutile.
La conseguenza di porre al centro degli interventi nei centri storici l’identità è che la conservazione non deve è più l’opera di  preservare il bene passivamente come in un museo, ma diviene operazione attiva, che preveda, dove strettamente necessario,  anche trasformazioni congruenti con l’eredità storica.
Il metodo che si propone è basato su due principi:
1.    Che il centro storico venga considerato un organismo vivente composto di parti (percorsi, abitazioni, servizi, monumenti) che collaborano tra loro in modo unitario;
2.    Che il processo di trasformazione di questo organismo, con le sue leggi e regole, debba essere compreso in profondità, in modo tale che quello che si costruisce o modifica oggi sia una continuazione e un aggiornamento, con mezzi contemporanei, di quanto ereditato.
Gli strumenti della trasformazione sono quindi
–    la lettura di questo processo, condotta non con lo spirito documentario dello storico, ma con quello operante di chi deve continuare un processo in atto;
–    il progetto, inteso come “traduzione” della lettura in interventi edilizi.
Riteniamo che questo metodo fornisca due soluzioni ad alcune delle attuali contraddizioni degli interventi nei centri storici.
La prima è quella di eliminare la trasformazione insensata e strisciante del patrimonio edilizio attraverso quegli interventi illegali che vengono eseguiti in tutti i centri storici italiani, proponendo trasformazioni che continuano processi storicamente in atto.
La seconda è quella di costituire un’alternativa alla recente idea di introdurre l’architettura internazionale più spettacolare nei centri storici come strumento salvifico di modernizzazione, con effetti traumatici sull’identità del costruito.